…Chiederò un altro drink?
Eviterò il light fandango?
Troppo bella da sentire, a prescindere.
La faccio vedere, perché oggi, con questa strana febbriciattola che ho, così mi va.
E ancora, e ancora.
Non c’è fine a certe cose. E’ in questo la loro bellezza.
Mi chiedo se arriveremo a quel pianeta, 20 anni luce di distanza, che hanno scoperto ieri.
Voglio credere di sì.
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Max

Questo post è per te. Un neo ti ha portato via un anno fa. Una volta, ad una presentazione, facesti vedere una foto di Julie Christie. Una volta ringraziasti Greta Scacchi alla fine di un articolo scientifico. Una volta mimasti una scena di “Miracolo a Milano”, mentre lavoravamo di notte. Oggi ho pensato a tre film che vorrei vedere con te:
Sliding doors, con Gwineth che piange davanti alla porta che si apre e chiude continuamente.
The wedding singer, con Steve Bushemi che canta True degli Spandau Ballet alla festa di matrimonio.
Shakespeare in love, con Gwineth che bacia il Bardo.
Lo so, non sono dei capolavori, ma mi piacquero, e mi fecero stare bene. Occhioni blu era appena nata, ero molto Greg e poco Dharma, ma, beh, ero contento. Fidati, ti divertiresti. Non credo nello spirito, abitualmente, ma stasera voglio crederci. Poggia una mano sulla mia spalla, amico, e guidami nel mio vagare, in questo viaggio senza partenza e senza ritorno, iniziato molti mesi fa. Sentiti Elvis Costello, mentre bevo l’ennesima Heineken alla tua memoria, sorridendo e pensando a qualcosa di leggero.

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Farfisa hypnosis

Il tuono del re lucertola, il Farfisa Organ sotto. Ipnosi, ipnosi. Al Pere Lachaise volevo venire a trovarti, e come spesso mi succede, non ce l’ho fatta. Ma in questo pomeriggio sfatto, col sole che batte sulla mia scrivania, sono per te. L.A. è nel mio cuore anche per te. E come il maledetto fumo, anche se smetti, prima o poi ricominci, perché ti piace. Ricomincio a sentirti. Il Farfisa forma degli anelli dorati intorno alla mia testa, la tua voce mi trapassa, come i tuoi occhi. Right there. Nel punto esatto sulla fronte. Perché è lì che succede tutto. Scrivo “cuore”, ma quello pompa solo sangue. E tu lo sai. Colori l’asfalto, respiri il deserto. Il caldo, il caldo mi fa stare bene. Ipnotizzami, Jim, portami dove sappiamo io e te. E forse qualcun altro.

Frozen water (from my keyboards)

Niente Gran Risa quest’anno. Poca neve, poco tempo. A me piace scendere per questa splendida pista dopo pranzo, poca gente intorno. E’ difficile, ripida, ma affidabile, come una vecchia amica. Mi manca, come molte altre cose, di questi tempi. Lei è lì, la sogno, l’aspetto. Il primo muro, sempre pieno di gente che si affanna, poi una deviazione, e ci siamo, in mezzo al bosco. Tutta d’un fiato, se ce la fai, se gli sci tengono e se la neve è buona. Verde scuro di abete, rosa di dolomite, bianco della materia, quella vera: FROZEN WATER. Ogni curva un sorriso, uno sbuffo. Pochi minuti di paradiso, di essenza. Ultimo muro, lasciati andare a uovo, se no devi racchettare. All’anno prossimo, amica mia. Mi sei mancata, mi mancherai. Gli appuntamenti qualche volta saltano. Ma il sogno rimane.

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Ode alla (mia) bici

Sparisce l’asfalto tormentoso
sparisce la bruma di dolore
meccanica e levità
distorci il reale
in gioia ed essenza
di musiche conosciute
volare non è mai impossibile
con te, nella fatica della fibra
di muscoli qualsiasi.

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Una vodka con Lev

OK, Aka mi sfida, e ci ricado. Scrivo sulla termodinamica. Ne ho già scritto, in realtà. Ma ci riprovo, perché ne ho dato una visione un po’ parziale. Quindi mi tolgo gli auricolari dell’i-pod, mi levo la giacca, mi rimbocco le maniche, spezzo il gessetto e scrivo alla lavagna, come mi piace tanto fare.
I principio: l’energia si conserva sempre. La materia scompare, succede, sapete? Le particelle si annichiliscono, ma la massa è energia, e quindi viene liberata sotto forma di energia. Ci sfreghiamo le mani, consumiamo un po’ di energia (meccanica, i nostri muscoli) che si trasforma in calore, e attraverso l’attrito, ci scaldiamo le mani, aumentando la temperatura sulla loro superficie. L’energia si conserva sempre. Lo ripeto, perché è importante. Il primo principio ci dà speranza, è ottimista. C’è qualcosa, qualcosa che non può essere distrutto. Assume forme diverse. Solo, bisogna capire dove va a finire. Non si può creare, ma il tutto è energia, perché lo è la materia.
II principio: L’energia nei sistemi complessi, chiamiamoli così, come noi siamo, non può essere sfruttata completamente. Non è possibile assorbire il calore del mare e convertirlo in energia per fare andare le navi. Cristo, qui cominciano i guai. I fenomeni non evolvono spontaneamente come vorremmo noi. Questo sancisce irreversibilità, impossibilità di utilizzare energia completamente per i nostri scopi. Ma è proprio così? Sì è no. Quando ero studente, mi fecero adottare i libri di testo di un grande fisico che si chiamava Lev Landau. Landau era incredibile. Si fece un po’ di anni di galera sotto Stalin, e morì in seguito ai postumi di un incidente di motocicletta. Come tutti gli scienziati russi, era tosto. E i suoi libri di conseguenza. In uno dei libri di Landau c’è un punto interrogativo, ed è l’unico. Proprio sull’irreversibilità e su una grandezza che è associata al II principio, e che si chiama entropia. L’entropia evolve spontaneamente verso valori sempre più grandi, e poichè è un indice del disordine, il disordine aumenta. Questo fissa una freccia nel tempo. Ma poiché le leggi della fisica della materia microscopica sono reversibili, ed è il numero delle particelle a determinare la statistica e l’evoluzione dei sistemi complessi, c’è una contraddizione. Landau si chiede se da qualche parte, in qualche tempo, l’entropia non diminuisca spontaneamente. Cosa che statisticamente può succedere. A trovarlo, quel punto nello spazio e nel tempo, sarebbe meraviglioso. Come fare un bingo colossale.
III principio. Il meno nobile dei tre, per certi versi, ci dice che ad una temperatura esatta (lo “zero assoluto” al di sotto del quale non si può andare) la grandezza entropia ha un valore fissato per qualsiasi sistema, sempre lo stesso. Tutto è congelato, niente disordine. DI fatto, lo zero assoluto è irraggiungibile. Non esistono frigoriferi che permettano di raggiungerlo. Il terzo principio è anche dimostrabile matematicamente, e quindi non è unvero principio, che invece è una legge fisica dimostrabile solo con osservazioni, ma un teorema (teorema di Nernst).
Questo è quanto. Adesso torno a sentire i Doors. E ad ammalarmi di malinconia, come i russi. Se ci fosse Lev, andrei a bere Vodka con lui. Sun on you

Oggi

Oggi è un giorno duro. Ho avuto molto da fare, ed in fretta. Pesante, già, pesante è la parola giusta. E nei brevi momenti di pausa, rifletto un po’. Tra le altre cose, il mio blog. Sono più di due anni che scrivo. Prima del blog non tenevo un diario, non scrivevo niente. Nemmeno gli appuntamenti sull’agenda. E invece qui ho scritto di tutto. Delle specie di recensioni cinematografiche e musicali, storie inventate, autobiografiche, poesiole, testi di canzoni, considerazioni sulla fisica e sulla mia visione del mondo, ammesso che ne abbia una. Ho aggiunto immagini, video, musica, che è sempre stata importantissima in questo spazio. Ho letto molto i blog degli altri, che mi hanno influenzato. Ho amato e odiato il mio blog. Una volta l’ho perfino cancellato. Mi ha fatto stare bene, ma anche male. E’ stato partecipe ed anche artefice di molti cambiamenti dentro di me. E adesso? Adesso non so. Non so proprio. L’ho scritto molte volte, basta, almeno per un po’. Non lo scrivo più. Però faccio fatica a continuare. Può essere solo un periodo. Magari domani riscrivo. Però ieri sera volevo, e non ce l’ho fatta. Non m’era mai successo prima. Come metterla, non lo so. Quindi la chiudo qui. Pasqua incombe, e vado via per una settimana. Parto domani, e non avrò occasione di scrivere, credo, da dove vado. Non la cercherò. Poi vedremo. Lascio questo brano, perché è bellissimo. E aggiungo un’immagine bella, di un’attrice del passato che piaceva molto ad un mio amico che non c’è più da un anno. Perché non so quando tornerò a scrivere. Sun on you

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