sunset

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Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso. Capisci? E tu non ti puoi arrendere. Io non te lo permetterò.
(Cormac McCarthy, La Strada) 
 
Sorgerà ancora…

…and this?

 

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….Dunque, immaginate di trovarvi davanti un muro, e volete andare dall’altra parte. Non c’è storia, o vi arrrampicate, oppure lo saltate. Se il muro è perfettamente liscio, e non ce la fate ad arrampicarvi, dovete saltarlo. E se non avete l’energia necessaria, nè strumenti adatti, non c’è speranza. Potete sbatterci solo la testa contro. E’ proprio così? No, non è così. Se voi foste una particella piccolissima, diciamo, un elettrone, e le pareti del muro non fossero troppo spesse, POTRESTE passare. C’è una possibilità, certe volte neanche troppo piccola, che si possa passare. Questo è l’effetto tunnel….

(happy Birthday, Mr. Aka, qui

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…and on with this…

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……Per inciso, è l’equazione di Dirac, una delle piu’ belle equazioni mai scritte, per me. Descrive il moto di particelle infinitamente piccole (tipicamente elettroni) a velocità elevatissime, vicine a quelle della luce. E’ elegante, completa. Splendida. ….. E’ come un gol di Ronaldinho. Ne fa alcuni bellissimi, che sembrano semplici, ma non lo sono. Ed io sono convinto che lui abbia faticato moltissimo per potere riuscire a fare quelle cose straordinarie…..

(Ho sempre sognato…., qui

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…and back to this…

 

 

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….Elaine legge un libro seduta sulla spiaggia di Santa Barbara, ha davanti il mare, si intravedono le Channel Islands attraverso la foschia. Edo la riconosce subito, è come tuffarsi nell’ oceano, si avvicina camminando sulla sabbia calda  con le scarpe in una mano ed un pacchetto in un’altra, gli occhiali da sole un po’ storti. Elaine percepisce la sua presenza quando è vicino, sorride senza guardarlo. E’ abbronzata, i capelli biondissimi più corti, un po’ ingrassata, forse. “Eddy boy, he crossed the ocean for me…”,  canticchia sorridendo, guardando le isole lontane. Edo si siede accanto a lei, senza parlare….

 

(Long Kiss Goodbye, è su Splinder, qui)

…went on with this…

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….”Ogni tanto vengo a vederla, l’ultima volta ci ho portato mio figlio qualche settimana fa. E’ rimasto senza fiato, come me quando venni qui la prima volta con mia madre.”
Dom prese la mano ruvida di Horst, lo sguardo ancora verso il busto.
“E’ bellissima”, mormorò, con un filo di voce. “non… non ho parole.”….

(Horst et Dom, qui

Polvere vitale

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Bowie-Life on Mars
 
Ho sempre guardato con un certo distacco alle scienze della vita, soprattutto a causa della mia ignoranza in materia. Di biologia molecolare, genetica, evoluzione etc. ho pochi ricordi confusi che risalgono al liceo, scarse nozioni impartite da  docenti poco motivati e molto poco bravi. Ma ovviamente sbaglio. Sotto il sole di Minosse, ho letto un libro straordinario sull’origine e l’evoluzione della vita sulla Terra, dalle prime reazioni chimiche di molecole organiche che hanno incominciato a riprodursi e organizzarsi fino alla mente umana. L’autore (Christian De Duve) è un professore belga, premio Nobel della Medicina. Non ne sapevo niente, o quasi, dell’immensa quantità di argomenti che tratta, e qualche volta la mia scarsa attitudine a ricordarmi termini e nomi mi ha messo in difficoltà. Ma ne ho tratto molte, moltissime lezioni. La chimica è alla base di tutti i processi e le funzioni negli esseri viventi, e questo lo sapevo già. Non sapevo invece che la selezione naturale avviene già per le reazioni chimiche della “protovita”. Le molecole si assemblano, reagiscono, cambiano, e solo le reazioni più funzionali si perpetuano. Fino a quando, casualmente, avviene in modo spontaneo una reazione più efficiente, che rimpiazza le precedenti. Le mutazioni spontanee che avvengono nelle specie viventi, compresa la nostra, funzionano nello stesso modo. E’ come un gigantesco Lego, che si costruisce e piano piano si complica sempre di più. L’ambiente esterno, la Terra con le sue catastrofi e le sue crisi indirizza il gioco. E “la vita si adatta ai margini del caos”, come riporta il libro (la frase è di un altro scienziato, Kauffman). La  teoria di Darwin della selezione naturale, alla base dell’evoluzione delle specie,  è una delle più grandi conquiste del pensiero umano, a mio parere. E sembra incredibile, impossibile che ci sia ancora chi non l’accetta.  Anche se per un verso posso capirlo, perché inquieta anche me. Tutto questo ha un senso? Noi siamo una fogliolina sull’albero della vita, con la peculiarità di possedere una coscienza di noi, e soprattutto della nostra morte. Ma siamo arrivati grazie ad una miriade di piccoli passi successivi casuali. L’universo sembra freddo ed inospitale, completamente alieno da ciò che è la Terra, la nostra culla, a volte neanche troppo confortevole. Ci sono altri pianeti come i nostri, sicuramente, ed altre forme di vita, anche intelligenti, ma al momento le probabilità di individuarli, e di mettersi in contatto con loro sono estremamente poche. Se esiste un orologiaio che ha assemblato tutto ciò, sembra averlo fatto alla cieca. Già, un orologiaio cieco (la definizione è di uno scienziato che si chiama Richard Dawkins). E così, nella nostra fredda solitudine, continuiamo il viaggio. Ma è un viaggio meraviglioso, e anche se “è tutta chimica”, le emozioni, le speranze, le idee che riempiono la nostra mente fanno brillare l’orologio, che scandisce lo stupore, la bellezza, l’amore.

The singular adventures of w

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Traffic- Freedom Rider
 
Questa foto ritrae il posto dove lavoravo quando incominciai a scrivere, quasi tre anni fa. Sono pochi, tre anni? A me questi sono sembrati una vita. Non sto a spiegare cosa c’è nell’immagine, un laboratorio con strumenti complicati. Acciaio, elettronica, ottica, computer. Quello che sembra un caos, ha ragione di essere così com’è, e ogni oggetto sta al suo posto, ha la sua funzione. Autodisciplina, rigore, entusiasmo e tanta pazienza. Fatica.
Non contiamoci balle, per ottenere bisogna lavorare. E ci sono prezzi da pagare. Ma qualche volta ci si interroga sugli obiettivi. E’ quello il momento topico, non si può sfuggire alle domande che ci si pone. E non sempre si trova subito la risposta. Però c’è sempre, sempre un retrogusto dolceamaro nel mio essere, dovuto alla consistenza dei miei sogni. Una parte inafferrabile, evanescente e sempre presente, che mi accompagna nei pensieri, parole, opere e, ahimé,  omissioni. Forse è questo che mi salverà, perché la logica ed il pensiero non sono sufficienti per vivere. Quel piccolo pezzo di DNA, che non so quale sia, non lo sa nessuno,  fa sì che io, noi,  qualche  volta respiriamo un’ossigeno diverso, ma vitale. Che consistenza hanno i sogni?
 
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Professor Helga

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Traffic-Every Mother’s Son
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Arrivo in ritardo al tuo seminario, l’aula è già piena di colleghi e studenti seduti, attenti, riflessi dello schermo sugli occhiali, serietà di sguardi e intensità di menti. Come sempre, mi metto in fondo. Hai già incominciato a parlare, nel tuo tailleur blu con delle strane code, di taglio indubbiamente nordeuropeo. Ci siamo scambiati dei mail più di un anno fa, pensavamo di collaborare su un progetto di ricerca, poi siamo stati travolti dalle tante cose da fare, io anche dai miei pensieri, trascinato dall’inerzia della mia malinconia. Nell’ultimo messaggio, mi hai scritto con orgoglio della tua nuova posizione, una cattedra in un’università prestigiosa, “l’unica donna professoressa nella nostra materia della Ollanda“, il solo errore di ortografia, non sei italiana, ma hai vissuto e studiato a Roma, dove ci siamo conosciuti in un tempo che sembra la favola di un’altra dimensione. Fumavi allora, e mi guardavi con i tuoi occhi azzurri tedeschi, mentre parlavavamo del più e del meno sulla terrazza dell’Istituto, nelle pause del lavoro di tesi, con lo sguardo sui pini marittimi. Ci siamo incontrati  dopo, in altri paesi e città, conferenze, esperimenti, nella nostra vita un po’ randagia. E adesso risplendi, ci spieghi magie di motori fatti da molecole che fanno salire le gocce d’acqua all’insù per piani inclinati, e quando ci fai vedere il video dimostrativo è un “ohh” di meraviglia. Mi chiedono di accompagnarti a pranzo, e chiacchieriamo di lavoro e famiglie, della tua casa che immagino sotto un cielo grigio, con un bel prato verde, la stai sistemando per avere spazio per i tuoi nipoti.  Poi mi spieghi di pesci con piccoli magneti nel naso che li guidano nelle loro rotte. I tuoi occhi sono un po’ più liquidi, un po’ più tristi. E il peso del successo, il prezzo del lavoro mi sembra così evidente, ma forse non lo è. Telefonate che ti raggiungono mentre discutiamo, ti riaccompagno nell’ufficio del grande capo. Ti saluto, ma mi sorprendi, vuoi parlare ancora un po’ con me, nonostante tu abbia un’agenda senza spilli. Nel mio studio mi chiedi scusa di non avermi più scritto, e sei sincera. Occhi azzurri, tailleur blu, quando ti abbraccio mi fai pensare al nostro tempo, e all’irreversibilità, ai cerchi che non si chiudono mai, perché è impossibile. Fuori il cielo è plumbeo, i fiori del vaso sono secchi.
 
 

Resonance 5

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Supponiamo che un bambino vada in altalena. L’altalena oscilla, su e giù, mentre il genitore la spinge. Per fare aumentare l’altezza massima a cui arriva il bambino, non è necessario spingere con molta forza. Basta dare delle spintarelle piccole, sempre alla stessa frequenza, che è quella con cui l’altalena sale e scende. Ogni struttura meccanica ha una propria frequenza di risonanza. Cioè oscilla ad una determinata frequenza caratteristica. Se la si sollecita dall’esterno con la stessa frequenza, facendola vibrare, le vibrazioni saranno sempre più intense, e la struttura rischia di rompersi.
I ponti possono crollare (è successo) se le onde del mare, o dei fiumi che si frangono su di loro hanno la frequenza giusta. La risonanza è un fenomeno che avviene in altri casi, ad esempio i circuiti e le reti elettriche. Recentemente ho letto di una teoria, secondo la quale le reti neurali (cioè le reti formate dalle cellule nervose nel cervello) possono andare in risonanza, ovvero rispondere a sollecitazioni “giuste”, dando sentimenti di piacere intenso, o di benessere. Il libro che ho letto dava questa teoria  solo come una ipotesi, ma ognuno conosce questo tipo di sensazione. Leggere alcuni post nell’ultimo anno mi ha dato delle risonanze, mettiamola così. Ovviamente esistono risonanze più intense, non lo nego. Ho comunque deciso di scegliere e di segnalare 5 post (come fa il protagonista del romanzo “Alta fedeltà”, di Nick Hornby) che mi hanno fatto risuonare le reti  neurali. L’elenco è in ordine alfabetico.

1) Aka racconta una storia (vera) di separazione in una guerra vicina nel tempo e nello spazio, rimossa e dimenticata. Qui

2) Cleo traffica in saponette nell’isola della rivoluzione. Qui.

3) Egidio (bambino?) lancia sassi e guarda gatti. Qui.

4) Un lungo addio raccontato da Ju. Mi ha toccato moltissimo, per esperienze simili. Qui.

5) Nina, Miss Dior ed il pesce dei poveri. Struggente e lucido. Qui.

Sotto il sole di Minosse, vi ho pensato. E vi ringrazio.

 
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Paul Weller- Wishing on a star