frequency

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in rari, fortuiti casi ci si mette in contatto con qualcuno per telefono, radio, internet. non importa se lo conosceremo o lo conosciamo. forse non lo vedremo mai. ma lui, o lei, cambiano la nostra vita irreversibilmente. la freccia del tempo non è così lineare, non si muove lungo una retta. il tempo stesso, in questi casi, cambia, viene distorto. e la nostra pelle ne esce con un marchio. penso  a lui, al tempo, con un sorriso lieve. e a quella treccia che vi è avvolta intorno, la nostra vita. si attorciglia, si aggroviglia, si interrompe e continua, come un’edera avvinghiata ad un ramo, che beve  il dolceamaro nutrimento di coscienza e sentimenti. ma il ramo non è diritto, anche se noi pensiamo che punti verso un alto, un cielo pieno di galassie altere e inarrivabili. e la freccia non si ricongiunge mai con la sua origine. non può. spiraleggia, piuttosto, e quando questo incontro finisce, non ritorniamo mai come eravamo. l’illusione consolatoria di essere come prima, di ritornare alla coda del dolore e della felicità dopo gli accidenti e gli amori è fuorviante, distoglie gli occhi dalla vera essenza. si continua in qualcosa che sembra lo stesso di sempre ma non è più. ed è questo lo scrigno traboccante di gioielli, la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno che forse troveremo, un giorno. sulla riva sola dove si rovescia il mare.

frequency, il futuro è in ascolto. visto poco fa.

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oz

 

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aspetto il tuo bacio  con le mani unite e la testa inclinata su un lato. dorothy  senza trecce, occhi blu kansas sky e fianchi larghi di tre figli. mentre sparecchi la tavola del party di natale, cantando qualcosa nella tua testa. forse i lampi ritornano ogni tanto, e la strega dell’ovest agita ancora le calze a righe sotto la casa.  il leone ha messo su barba e occhiali, ma ha ritrovato il cuore, e mi ha mormorato di andare a oz, mentre ero preso dalla solita chiamata senza fili. le quattro stagioni tornano da me in un giorno, proprio come sentii a hmv, la prima volta, sotto l’ombra del liver bird.  oz è  lontana solo due occhi chiusi e un tocco, una mano sfiorata sotto il vischio. di un natale alieno, forse  non è nemmeno tuo. scommetterei il mio bracciale celtico che la strada di polvere passa  vicino al tuo desiderio di fine anno, e che vuoi ancora il tornado. ricevo il tuo bacio sulla guancia, e mi allontano dentro il grigio, cercando di scorgere davanti a me il deserto rosso acido.