Taking off…

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Oasis-Talk tonight

 

Poco ancora… In aria, di nuovo, finalmente… E per me non c’è niente di più bello. Annusare città diverse e sentire lingue che non capisco. I would like to speak any language, see all of you.

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sun on you. 

 

 

Pubblicato in Greg

Rock’n’sun

 
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 They might be giants- Why does the sun shine?

 

 

Vi propongo questa piccola lezione rock’n’roll su come funziona il sole. Geniale. Un mio collega me l’ha fatta sentire. Non potevo non metterla su. E il testo è assolutamente corretto, dal punto di vista  scientifico. Oddio, non so se gli atomi di Ferro sopravvivono a temperature così alte. Dopo le onde del post precedente, un po’ di sole. 

 

The sun is a mass of incandescent gas
A gigantic nuclear furnace
Where hydrogen is built into helium
At a temperature of millions of degrees

Yo ho, its hot, the sun is not
A place where we could live
But here on earth thered be no life
Without the light it gives

We need its light
We need its heat
We need its energy
Without the sun, without a doubt
Thered be no you and me

The sun is a mass of incandescent gas
A gigantic nuclear furnace
Where hydrogen is built into helium
At a temperature of millions of degrees

The sun is hot

It is so hot that everything on it is a gas: iron, copper, aluminum, and many others.

The sun is large

If the sun were hollow, a million earths could fit inside. and yet, the sun is only a middle-sized star.

The sun is far away

About 93 million miles away, and thats why it looks so small.

And even when its out of sight
The sun shines night and day

The sun gives heat
The sun gives light
The sunlight that we see
The sunlight comes from our own suns
Atomic energy

Scientists have found that the sun is a huge atom-smashing machine. the heat and light of the sun come from the nuclear reactions of hydrogen, carbon, nitrogen, and helium.*

The sun is a mass of incandescent gas
A gigantic nuclear furnace
Where hydrogen is built into helium
At a temperature of millions of degrees

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E’ proprio il caso di dirlo. Sun on you, miei cari. 

 

Solitude waves

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Ludovico Einaudi- Le Onde

 

Ho scritto spesso delle onde. Per certi versi, la natura si può considerare , nei suoi molteplici aspetti, un enorme, gigantesco, ammasso di onde che vanno, vengono, collassano, interferiscono. Onde di materia, in fisica quantistica. Collassate in oggetti macroscopici, come quelli sulla nostra scala. Onde di radiazione, che viaggiano nello spazio tempo, onde sonore, liquide e di gas, in mare, in cielo ed in terra. Energia che si propaga, viaggia, si insinua. Riceviamo e trasmettiamo. Interagiamo. Abbiamo bisogno di ricevere, abbiamo bisogno di trasmettere. E’ un bisogno disperato, proprio perché coscienti. Coscienti della nostra solitudine, che possiamo attenuare solo in trasmissione e ricezione. E Greg, oggi, sente questo brano musicale, che trasmette. Oh, se trasmette. Musica diversa da quella che è abituato a sentire. Niente chitarre elettriche, basso, batteria.  Solo questo piano acustico, che lo catapulta in un giorno freddo, luminoso sulla riva di chissà quale mare. Si stringe il cappotto e guarda, il su ed il giù, l’avanti e l’indietro, gli occhi semichiusi, dall’aria pungente, dalla luce perlacea. Senza parlare. E si chiede quando occhioni blu suonerà questo pezzo per lui. C’è da aspettare, ma lo farà, ne è sicuro, così come è certo che l’energia si conserva sempre.

 


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P.S. e se volete leggere qualcosa di veramente bello su Einaudi, andate da Ju. Qui.

 

Still there?

Greg, ci sei ancora? Io dico di sì.  La corda può sempre diventare seta iridescente. Il sole ancora scalda. Braccialetto di rame al polso, guardi il seminario del prof. venuto da Berkeley, che ti spiega cosa si può fare con degli oggettini mirabolanti che si chiamano nanotubi di Carbonio. E nella tua testa è tutto un “ohh, ahh…” di gioiosa meraviglia. Still there, Greg? Vedi il video di Joe Jackson, e bum, bum, la Dharma che in parte tu sei batte colpi proprio lì, sotto lo sterno, nell’organo che pompa sangue. Il caos è meraviglia, la curiosità è gioia. Le città invisibili più vicine.  E alla fine, indosserò il soprabito nero, mi metterò il cappello e raccoglierò la rosa, proprio come Joe, mentre esco nelle luci blu.

 

 

 

 Joe Jackson- Steppin’ out

 

Human

Oh sì, voglio annegare in questa acqua, la pioggia che si mescola col sangue etereo della memoria. Quegli orecchini così grandi, quelle labbra così rosse. Il mio braccio si abbandona sullo schienale del  divano blu. Human. Born to make mistakes. Gli occhi sul soffitto bianco, l’ennesima paglia sulle mie labbra sorridenti. Glam 80’s, vi amo, dio come vi amo. Vivere, solo vivere. Allora. Dormirò con questa sciocca musica nelle orecchie. E i miei occhi si apriranno su un sole dietro una nebbia purpurea. Voglio drogarmi dell’assenzio della falsa-vera giovinezza. Reality is true, damned, hard and silly. Cullami, cullami, acqua che cade dalle nubi di dolce, stramaledettamente dolce memoria. Goodnight, silly boy.

 

And you, just watch.

 

 

Est-West

 

d1ceb43627af2dcea46c73bbd2f594e0.jpgU-Bahn. Il treno giallo viaggia veloce e perfetto, sotto l’Est, e illumina le stazioni abbandonate, le scritte gotiche riaffiorano dai finestrini. I dipinti multicolore sul Muro che divide a metà la strada, nella sua lunghezza, nel silenzio domenicale del Checkpoint Charlie. Il bunker di Hitler abbandonato nella terra di nessuno, sterpaglie sul tumulo seminascosto. Neve nera su Kreuzberg, le strade con i negozi turchi, uomini magri coi baffi neri, occhi da Mediterraneo, rincasano in palazzi cadenti. Luci a Ku’damn, vetrine sfavillanti di articoli con estrogeni. Mercedes nere sulle autostrade cittadine che scorrono sopra il silenzio di casette grige ordinate ed uguali. Soldati russi in libera uscita, facce da bambini e zigomi alti, cappotti grigi sempre troppo grandi, Unter -den -Linten, di là. Dove le macchine sono scarse, piccole e colorate. Turiste sovietiche con i denti d’oro in fila per accedere alla torre della televisione. Che si vede, di qua, nella spianata dove gli immigrati tengono il loro mercatino. Era  Potsdamer Platz? Quella Potsdamer Platz? Alexander-Platz a scacchi bianchi e rossi, falce, martello e compasso sul palazzo basso di vetro. Prigione per un uomo solo,  Rudolf Hesse, nella caserma inglese di Spandau. Una ragazza bionda di Kiel mi scrive il suo nome scandinavo sulla sabbia di Krumme Lanke, in una giornata afosa. Le tre di notte, rincasando con la bicicletta sgangherata nel mio quartiere anonimo, accanto alle caserme americane. Wenders aveva ragione, se c’è un posto dove possono esistere gli angeli è Berlino, venti anni fa. (Però mi piaceva tantissimo).

 

(sull’onda delle memorie generate da “Le vite degli altri”)

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Pubblicato in Greg

Smiling V.

Seduta sui tuoi piedi
scruti la sabbia
piccole dune
di dolore e di allegria.
Lacrime bagnate di salsedine
cadono, e mescoli
con un bastoncino.
Un piccolo castello
sorgerà
cementato con parole
piene di ironia.
Cuori cancellati dalla risacca
che porta conchiglie
di verità,

tu con le braccia tese
verso la linea dei due blu.

 

 


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Tamura on Monday

e4b0911c6816916334072a939790f306.gif Così si chiama questo fuoco artificiale giapponese. E’ bellissimo. Non so cosa voglia dire la parola Tamura.  Le nuvole sono grigie, oggi. Ed è Lunedì. Ho pensato di iniziare la mia settimana con Tamura. L’avevo già fatto vedere, un anno fa. Non ho molte parole dense di significato da spendere, sapete? Solo una speranza. Che le luci diventino blu, che  i miei occhi possano vederle, che possa fare sorridere voi e altri come voi. Che arrivi la festa. Una festa qualsiasi. Che la tazza di caffé che ho davanti riscaldi la mia anima, solo un po’. Che i vostri ed i miei pensieri siano un po’ più leggeri. Che i nodi si sciolgano bene. Che le azioni “carezze e baci” abbiano un incremento sostanziale, nelle borse di tutto il mondo, e non sia una bolla speculativa, per nessuno. Tamura on Monday, bring us something good.

 

P.S.: Tengo Tamura ancora un po’. Per la bella notizia che qualcosa si è mosso contro la vergogna della giornata dell’orgoglio pedofilo. 

 

 Stereophonics-have a nice day

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Invisible city-2

4932b12b162453db946fe7793aeeddf3.jpgCan I go for it? Will I go for it? Oggi ho fatto un primo, piccolo passo. Verso la città invisibile. Lascia che sanguini. Lascia che scorra. Lo space cowboy arriverà. La freccia del tempo punta lì. Mi viene da ridere, al pensiero. Mi tocco i polpastrelli. E poi stringo i pugni, solo un po’. Devo imparare una nuova lingua, e faticare come Adamo. Lì, precisamente lì. Su quel mare che non ho ancora visto. Dove voglio bagnare i mie piedi, e risciacquare la mia faccia.

 

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Watch the stars

 

Può succedere. Può succedere che oggi non mi senta tanto bene, e che torni a casa dal lavoro prima del tempo. Può succedere che piova, e che provi a passare con la mia bici tra una goccia e l’altra, con scarsi risultati. E che nel parco  vicino casa veda una ragazza bionda, giovane e carina, vomitare, forse perché è incinta, o forse perché è una tossica  che ha combinato qualche guaio su di sé (propendo, ahimé, per la seconda ipotesi). Può succedere che mi senta molto stanco, di questi tempi. E che la realtà faccia veramente schifo. Ma è veramente così? La mia risposta é NO. Forse i miei occhi hanno ripreso a funzionare,  come un po’ di tempo fa. Ieri ho scoperto che hanno commercializzato dei dispositivi con laser a luce blu. Una cosa impensabile pochi anni fa. Blu, il colore del paradiso. Ho anche scritto un post su questa faccenda. Adesso sto a casa e mi sento questa canzone. E’ una vecchia ninna nanna inglese, bellissima in questa versione dei Pentangle.  Questo è un nonsense post, ma il sole è tornato, ed i miei gattini stanno bene, dopo che uno dei due ha rischiato di morire per un virus.  Per oggi basta questo, domani si vedrà.

 

Watch the stars see how they roam
watch the stars see how they roam
you know the stars roam down
at the setting of the sun
watch the stars see how they roam

watch the wind see how it blows
watch the wind see how it blows
you know the wind shall blows
when the sun goes down
watch the wind see how it blows

watch the moon see how it glows
watch the moon see how it glows
you know the moon is gonna glow
when the sun goes down
watch the moon see how it glows


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Ziggy and earth

 

Suona Ziggy, per noi. Il fuoco indimenticabile non si spegne mai. Giù e su, su e giù. Succhiamo dalle tue labbra, accarezziamo i tuoi capelli. Ziggy il mancino. Con te siamo mancini. Blow-up! Minigonne vertiginose, capelli lunghi, nuove percezioni di realtà. Self-destruction, if necessary. Ma la terra gira sempre, ti tocchi i polpastrelli, e dici, cazzo, la realtà esiste. L’ego, forse, non più. Watch the stars, and see how they run. La gente si tocca sempre, Ziggy suona mancino, ed io torno giù, mentre mi ravvio i capelli, e stringo gli occhi sulla mia tazza da caffé. Life is what you touch.

 

David Bowie-Ziggy Stardust

 

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