closer

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natalie si spoglia. julia parla sboccato. clive e jude fanno gli uomini, niente mi ricordo di loro. si intrecciano, si feriscono, si amano, si scopano, si scambiano, si intrecciano di nuovo. poi (prima?), natalie guarda dalla parte sbagliata quando attraversa, e viene investita. a londra. diretti da nichols, conoscenza carnale e laureato. london. city of light. città dell’amore grigio, del tormento e della felicità. ricordo il film, e ci penso su. mi scappa da ridere. non è così? un po’, sì. e mettiamo il pezzo giusto.


no direction home (known)

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no, aspetta, ce n’è un’altra che adoro.

when I leave this world (sure, mate…)

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frequency

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in rari, fortuiti casi ci si mette in contatto con qualcuno per telefono, radio, internet. non importa se lo conosceremo o lo conosciamo. forse non lo vedremo mai. ma lui, o lei, cambiano la nostra vita irreversibilmente. la freccia del tempo non è così lineare, non si muove lungo una retta. il tempo stesso, in questi casi, cambia, viene distorto. e la nostra pelle ne esce con un marchio. penso  a lui, al tempo, con un sorriso lieve. e a quella treccia che vi è avvolta intorno, la nostra vita. si attorciglia, si aggroviglia, si interrompe e continua, come un’edera avvinghiata ad un ramo, che beve  il dolceamaro nutrimento di coscienza e sentimenti. ma il ramo non è diritto, anche se noi pensiamo che punti verso un alto, un cielo pieno di galassie altere e inarrivabili. e la freccia non si ricongiunge mai con la sua origine. non può. spiraleggia, piuttosto, e quando questo incontro finisce, non ritorniamo mai come eravamo. l’illusione consolatoria di essere come prima, di ritornare alla coda del dolore e della felicità dopo gli accidenti e gli amori è fuorviante, distoglie gli occhi dalla vera essenza. si continua in qualcosa che sembra lo stesso di sempre ma non è più. ed è questo lo scrigno traboccante di gioielli, la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno che forse troveremo, un giorno. sulla riva sola dove si rovescia il mare.

frequency, il futuro è in ascolto. visto poco fa.

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Greg goes meltemi

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Soffia il meltemi e il turchese, lo zaffiro e lo smeraldo si infrangono in infiniti brillanti, mentre il sole di Minosse picchia senza tregua sui tatuaggi dei turisti nordici e sulle rovine di tremila anni. Minosse e Dedalo si rincorrono nella mia mente, sullo scoglio dell’isola di Chrissi. Dedalo é l’ingegno, il padre di tutti noi che usiamo il multiforme ed ambiguo intelletto umano per studiare, investigare, scoprire, progettare. Il labirinto funzionava, cazzo. Funzionava.  Teseo ha trovato la via d’uscita. Le ali funzionavano, bastava non avvicinarsi al sole. Ma come sempre accade, c’è qualcuno che non guarda il manuale di istruzioni, o che  semplicemente se ne fotte. Dedalo, tu sai che noi fisici moderni abbiamo un peccato originale. La  Meccanica Quantistica e la teoria della Relatività, i nostri gioielli più splendenti, hanno prodotto questo:

235U + n → 236U instabile → 144Ba + 89Kr + 2/3 n + 211,5 MeV (fissione nucleare, bomba A)

2H + 3H → 4He + n + 17,6 MeV (fusione nucleare, bomba H)

Dal 1940 al 1945 quasi tutti i più importanti scienziati che vivevano in America, parteciparono al progetto Manhattan, il quale realizzò con successo i primi ordigni nucleari. Fermi, Oppenheimer, Feynman, Teller, e così via, tutti contribuirono. Perfino Einstein, che scrisse una lettera al presidente Roosevelt per perorare la causa della bomba. I miei maestri. Se avessi vissuto in quel tempo negli USA, e fossi stato bravo, che avrei fatto? Dedalo, gli uomini sono così, tu lo sai. Per ogni buono c’è un cattivo, nella stessa natura, nello stesso DNA. Non siamo lupi, e nemmeno agnelli. Siamo aggressivi, ma ce ne rendiamo conto, perché coscienti. Cadiamo nel mare perché la cera delle ali si scioglie, dopo esserci avvicinati al Sole. Ma sopravviviamo, o meglio, la specie sopravvive. E quello che produciamo è splendido, però può essere terribile. Il mio “può” è ottimista. Vuole esserlo. Anche se il senso di tutto ciò non lo trovo, e forse non lo troverò mai.

 
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Bob Dylan- The times they are a’ changing