Domani

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Domani sotituiremo le lampadine a incandescenza con i LED, per risparmiare energia. E avremo tante belle luci colorate (il blu, soprattutto, che piace tanto a me). Domani potremo costruire dei computer con logiche diverse: non più solo 0 o 1, oppure sì o no, ci saranno altre opzioni, utilizzando i principi della fisca quantistica, e le sue stranezze. E saranno sempre più piccoli, e potenti.  Domani useremo (compagnie petrolifere permettendo) auto ad idrogeno, ad emissione zero. Domani andremo su Marte, e lo colonizzeremo, costruendo tante piccole casette trasparenti a forma di bolle. Domani forse chiederò di fare l’astronauta, oppure di andare per un po’ a lavorare Barcellona, o a Berkeley. Domani pioverà. Domani tornerò a Liverpool, e respirerò il vento del mare d’Irlanda. E sorriderò un po’ di più, e farò sorridere voi un po’ di più. Domani scriverò qualche poesiola, o qualche storiella, e forse le farò leggere ad occhioni blu. Domani starò meglio, anzi a scrivere queste cose mi sento già meglio. Jane Birkin, o Brigitte Bardot, o Jane Fonda mi sorrideranno. E prenderò un Campari con Dick Feynman, che mi racconterà una barzelletta. E’ un buon inizio di giornata, con le corde che diventano fili di seta iridescenti. E adesso scappo, che devo tenere una lezione. Sono fatto così, e non posso farci niente. Perché forse il domani è già ora. Sun on you.

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Another Albert

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REM-The great Beyond
 
Ieri hanno dato l’annuncio del premio Nobel per la fisica, assegnato ad Albert Fert e a Peter Gruenberg. Beh, per me è come se la mia squadra avesse vinto la Champions League, perché lavoro nello stesso campo, più o meno. La scoperta della “Magnetoresistenza gigante” (per la quale i due esimi hanno alzato la Coppa) ha avuto un impatto tecnologico notevole, nella capacità di memorizzare dati sugli hard disk dei computer. Uno degli scopi delle mie ricerche è di trovare materiali nuovi, assemblati un po’ come si preparano nuovi piatti di cucina, per aumentare sempre di più la capacità dei dischi. Ho visto Fert ad un congresso a Stoccolma, lo scorso luglio, parlare dei suoi nuovi esperimenti. Quel congresso, di cui ho scritto qui, mi ha dato una carica grandissima.
Non c’è niente nella mia manica, come cantano i REM, e quello che faccio forse ha un senso. Mi sono posto molte domande, l’estate scorsa, sotto il sole di Minosse. Su di me, sul senso della vita (ma va? non era un film dei Monty Python?) e non è che abbia trovato molte risposte. Ma  devo continuare a chiamare cose e persone col loro nome, senza nodi alla gola.    Non c’è niente che noi non possiamo fare, niente. E anche se i grovigli che abbiamo dentro rimangono, non è poi così essenziale dipanarli. Adesso prendo i miei libri, il mio computer e vado a spiegare a tre ragazzi cos’è un semiconduttore. Tenendo a mente che l’importante è trasmettere, non dire. Sono sicuro che sarà una bella lezione. E prima o poi vedrò le luci blu.

 I’m breaking through
 I’m bending spoons
 I’m keeping flowers in full bloom
 I’m looking for answers from the great beyond

 

Lonely Albert

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Albert Einstein pubblicò la teoria della Relatività Ristretta nel 1905, a 26 anni. A 36, nel 1915, pubblicò la teoria della Relatività Generale. Ricevette però il premio Nobel nel  1921 per un altro suo contributo alla scienza, e cioé per l’interpretazione dell’effetto fotoelettrico. Le cellule fotoelettriche sono presenti in molti dispositivi di uso corrente. La luce colpisce un certo materiale, e si genera una corrente elettrica. La spiegazione di questo effetto risiede nella fisica quantistica. La luce è composta da corpuscoli detti fotoni, che hanno una determinata energia, legata alla frequenza (cioè al colore) della luce stessa. La fisica quantistica dà una visione del mondo completamente diversa da quella deterministica, diciamo così, della fisica classica, ed è basata sull’indeterminazione, e sulla probabilità. Non si può mai prevedere in modo assolutamente esatto come evolverà un certo fenomeno. Se ne può solo calcolare la probabilità. Einstein contribuì a questa nuova visione del mondo, con il suo lavoro sull’effetto fotoelettrico, ma ne rifiutò le conseguenze filosofiche. Sua è la celebre frase “Dio non gioca a dadi”, e spese gli ultimi vent’anni della sua vita per trovare una teoria più completa di carattere deterministico. Una teoria del tutto, bella come potevano essere quelle relativistiche. Ma Einstein fallì in questo suo sforzo epico. La fisica quantistica funziona, eccome.  La scienza, la tecnologia e l’industria l’hanno accettata per quello che è, e la applicano felicemente. I nostri dispositivi elettronici (PC, televisioni, gameboy etc.) ne sono la testimonianza più concreta. Certe volte ci si convince che il mondo, che le persone non possano andare in una certa direzione. Ma loro ci vanno, e non c’è niente da fare, tutto funziona lo stesso. Si rimane seduti, a contemplare quella che dovrebbe essere una catastrofe, e non lo è. Non ci resta che sorridere, e magari suonare il violino, come faceva Albert, anche se una coda del grande dolore che abbiamo provato rimane sempre. Ma l’abbraccio, l’amore per noi stessi e per chi prende strade diverse non deve mai mancare. O forse basta il semplice fair play. 
 
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REM- Imitation of life
 
This lightning storm
This tidal wave
This avalanche, I’m not afraid
Come on, come on, no-one can see me cry