seven colours: blue

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kata guruma in giapponese significa rotazione sulle spalle, ed è uno dei colpi più spettacolari del judo. presuppone che l’avversario si sbilanci in avanti, lo si carica sulle  spalle e lo si proietta facendogli compiere una rotazione su se stesso. la tecnica deve essere eseguita col minimo sforzo possibile, bisogna stendere le braccia, che prendono rispettivamente  un braccio e una gamba di uke (l’avversario). è molto difficile durante un combattimento, ma non impossibile da eseguire. come tutte le tecniche del judo, l’importante è cogliere l’attimo, il momento in cui uke  ha un punto debole nel suo equilibrio, ed eseguire alla perfezione i movimenti. le rotazioni, i movimenti circolari sono importantissimi in questa arte marziale. dal punto di vista fisico, fare compiere rotazioni ad un corpo intorno al suo baricentro costa molto meno sforzo  che spingere o tirare. è una conseguenza semplice delle leggi della meccanica, sulla quale si basa anche il funzionamento delle leve, delle pulegge, delle ruote e via andare. l’esecuzione di una tecnica in judo presuppone concentrazione, colpo d’occhio, e disciplina. sì, disciplina. interiore, soprattutto. nella pratica, nella pazienza delle ripetizioni durante l’allenamento, nel rispetto di sè e dell’avversario. do (seconda parola di judo) vuol dire via, ma anche arte. il mio vecchio maestro era proprietario di una palestra in una borgata, piena di problemi come potevano essere certe zone di roma negli anni ’70. microcriminalità, violenza e povertà (più morale che materiale) impregnavano un’aria plumbea, sotto un cielo mite. e lui, oltre ad insegnare judo, dipingeva. proprio come yves klein, artista totale degli anni ’50 e cintura nera quarto dan, ritratto in questa foto mentre esegue il kata guruma. il blu di yves klein è forse il colore migliore, misto di purezza e nostalgia per rappresentare le mie sensazioni di fronte allo sport di tanti anni, in cui non ho mai eccelso, ma che rimane come punto cardine nella mia educazione e nella mia attitudine alla vita.
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seven colours: blueultima modifica: 2008-06-15T23:40:00+02:00da weller60
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17 pensieri su “seven colours: blue

  1. lg: mio sole che illumina la settimana? oddio, che responsabilità. sorrido. sun on u

  2. Quasi lo sapevo…judo, yves Klein, il blu, possibile che l’abbia visto a Centre Pompidou l’anno scorso ?
    Ed infine un passaggio di Lg…ho sbuffato, sorridendo. Oppure ho sorriso sbuffando ? Un respiro più profondo è un respiro, più vita però.
    C’è molto sole e dire che è notte fonda e piove.

  3. kata guruma.. io mi sono sempre data ai diretti e ai calci frontali e circolari. cioè spingere e tirare, più o meno. e adesso comincio a farmi anche due domande.

  4. lo sport è pace, la pittura bellezza………un misto di estasi pura, leggere i tuoi post è come guardare fisso una cosa talmente bella che non vorresti mai girare la faccia in un’altra direzione, sono contenta di averti conosciuto e di poter leggere ciò che scrivi!!! 1 bacione, buona giornata

  5. Una descrizione straordinaria, quasi una lezione dello sport!
    Se quello sport è divenuto “punto cardine nella mia educazione e nella mia attitudine alla vita”, direi tu non non si possa auspicare a niente di meglio.

    An piov brisa ma angh’è nianc al sul… mah!

    Nice day
    Daniel

  6. ho l’abilità di ridere anche quando gli altri piangono………sono una napoletana verace……..il tempo qui a tratti è bello a tratti è brutto, oggi ho preso tanta acqua sulla testa ma c’era un gran bel sole…….come sempre in quest’ultimo periodo………ti abbraccio forte.

  7. avevo voglia di passare accarezzarti il volto stringerti forte un bacio alle guance e chiederti come stai….fatto………marihellen

  8. questo sport in sè è duro, ma anche molto affascinante, proprio perchè non è solo sport. mi hai ricordato una mia vecchia amica che ai tempi del liceo frequentava una piccola palestra di judo. una volta partecipai ad una sua gara come spettatrice, e mi stupii perchè la concentrazione e la serietà che assumeva negli esercizi la rendevano diversa nello sguardo. sembrava una maschera impenetrabile e mi chiedevo a cosa pensasse. forse a niente, era solo una mia impressione influenzata da quell’aurea di mistero con cui avvolgeva il suo sport. nel senso che spesso le chiedevo: dai, fammi vedere qualche mossa di judo! e lei mi mandava al diavolo. dio, non la sopportavo quando faceva così!

  9. quante cose, qui dentro. movimento, disegno, tempo, luce, consapevolezza. la chiosa alla disciplina è marginale. buona serata, carissimo

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