the singular adventures of w-2

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non ho avuto una vita bohemienne, niente genio e sregolatezza. il metodo della mia professione impedisce gli eccessi.  eppure intensa, sì, fortunata, anche se la fortuna è definizione bastarda. e gli occhi ce li ho avuti, per vedere, non ho narcotizzato niente, non sono andato avanti guardando il marciapiede.  mentre la luce usciva dalle macchine,  mentre i numeri riempivano i  computer, e le ipotesi, le conclusioni, i risultati, cadevano come neve di natale. respiravo. e sentivo l’aria della rive droite intersecarsi con quella della rive gauche. in pochi mesi, catapultato tra i NATO boys, a prevedere il tempo e parlarne ai piloti  di caccia sgangherati nascosti, quasi, nel profondo nordest, e vedere la nightlife  di Ku’damn. le città mi sono entrate nella testa, nelle ossa, nella pompa del sangue. è una avventura singolare, educazione sentimentale. merci, dominique, occhi cerulei alsaziani, vissuti nei fuochi artificiali del 14 luglio. e grazie ai piloti NATO (no, non mi piace la guerra, ma voi eravate voi) di passaggio ad istrana, come uccelli migratori. grazie a quella ragazza di kiel conosciuta a wannsee, di cui ho scordato il nome. lo scrisse sulla sabbia, e la sabbia, si sa, dimentica. mai stato buono per i nomi, per le facce e per i numeri, sì.

Paris, Istrana, West Berlin, 1985-1987

changes of clothes and summer showers
like changing the guard it only lasts for hours,
wondering what and where did it go
crying over nothing worth crying for