I miei colleghi-2

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Molti commenti sul mio post a proposito dei fatti della Sapienza rimproverano il metodo con cui i miei colleghi hanno impostato il problema. “Bisognava far parlare il Papa comunque”. Il punto non è questo. I miei colleghi, in una lettera al loro Rettore, espressero in sostanza la loro contrarietà all’invito, che ritenevano non opportuno. ERA UN’OPINIONE. Non era un invito alla sommossa! Il papa non è venuto perché NON accetta contraddittori o contestazioni. Non accetta il fatto che lui possa tenere il suo discorso, mentre contemporaneamente, non dico dentro l’Aula Magna, ma fuori, a qualche centinaia di metri, vi sia una manifestazione di protesta. E NESSUNO, dico NESSUNO avrebbe mai potuto contestarlo, o fargli domande scomode durante la cerimonia. Queste cerimonie sono ad invito. I miei colleghi non avrebbero potuto partecipare, o se avessero potuto, molto difficilmente sarebbero riusciti a prendere la parola. Le inaugurazioni dell’Anno Accademico sono solo show pubblicitari pomposi. Si invita qualche autorità che si vuole premiare a tenere la Lectio Magistralis, per avere titoli sui giornali, comunicati stampa, servizi TV etc. E spesso si regala una Laurea Honoris Causa. Nelle Università piccole, sono prebende date a qualcuno, in cambio di pubblicità gratuite e di qualche grosso favore.  Morale della favola: i miei colleghi sono crocifissi da tutti, il papa è un martire. Se c’è qualcosa che posso rimproverare loro è di non avere tenuto conto della comunicazione e dell’immagine. In altre parole, delle apparenze, delle false verità che ci propinano i media tutto il tempo. Questa è la lettera del Direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma, pubblicata sul Manifesto del 16 Gennaio, nella quale spiega ciò che è successo, dal loro punto di vista. La pubblico sul mio post, così vi possiate fare un’idea. Potete anche leggere un articolo di Paolo Flores d’Arcais sulla Repubblica del 17 Gennaio (“le ragioni dei laici”), che spiega le loro e le mie ragioni. 
 
Dai professori di fisica nessun intento censorio
Giancarlo Ruocco


Il 14 novembre del 2007 il professor Marcello Cini, docente emerito dell’ateneo, inviò una lettera aperta al rettore, pubblicata dal manifesto. La lettera esprimeva il disappunto per la decisione del rettore di invitare Benedetto XVI a tenere la Lectio magistralis di apertura dell’anno accademico dell’Università La Sapienza.
Pochi giorni dopo, alcuni docenti hanno sentito il dovere di appoggiare l’iniziativa, inviando una seconda lettera al rettore Renato Guarini nella quale si chiedeva di rinunciare all’invito. In queste due lettere non c’era alcun intento censorio nei confronti del Papa, bensì il desiderio di una parte della comunità accademica di esprimere la propria opinione sulla decisione del rettore.
Queste lettere, infatti, erano rivolte al rettore che aveva fatto la scelta di inaugurare l’anno accademico, momento simbolico per l’inizio di un percorso formativo, proponendo come docente Benedetto XVI, ossia il maggior rappresentante culturale di una confessione specifica. L’inaugurazione dell’anno accademico, cui partecipa un pubblico di docenti e studenti di diversa formazione politica e religiosa, non sembra essere il giusto contesto per una visita del Papa, o di qualsiasi altra autorità religiosa o politica che non si rapporti direttamente all’accademia. Infatti, insegnare ai giovani è una grande responsabilità che richiede di prescindere in ogni momento dalle proprie convinzioni religiose e ideologiche. La presenza del Papa alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico propone invece una interpretazione e lettura del mondo ben precisa, che pone la fede innanzi a ogni percorso della conoscenza. Tale posizione può risultare, come troppo spesso è avvenuto in passato, fonte di censura della conoscenza e non di confronto libero del sapere. In un altro, diverso contesto la visita sarebbe benvenuta, come qualsiasi forma di dialogo e confronto fra culture diverse. Nessuno, tantomeno i docenti della Sapienza, vuole esercitare un arrogante diritto censorio sulla libertà di espressione del pensiero religioso, o politico che sia, in nome di un laicismo di stato, come afferma Galli della Loggia sul Corriere della Sera di ieri. I mezzi di comunicazione di massa, che raramente rivolgono la loro attenzione al mondo scientifico e universitario, dedicano l’apertura dei giornali e dei telegiornali a una lettera che si intendeva essere una lettera privata di un gruppo di docenti al loro rettore, ignorando invece la lettera aperta, pubblica, di Marcello Cini, inviata due mesi fa come quella qui in oggetto. Questa posizione da vigore e incoraggia schieramenti estremisti che nulla hanno a che vedere con la discussione avvenuta due mesi fa tra docenti e rettore. Speriamo che questo evento, che sulla stampa ha acquisito connotati che non favoriscono il dialogo, possa invece incoraggiare un confronto sulla libertà del pensiero laico, non confessionale né politico, nelle istituzioni di formazione dei giovani, per arrivare nel caso a un confronto sui luoghi della fede e i luoghi della conoscenza, e su come e quando e dove sia lecito intrecciare fede e ragione.

 
Non ho molto altro da aggiungere. Sono 40 anni dal 68, ma forse è avvenuto in un altro Universo parallelo, ed un cunicolo spaziotemporale mi ha portato in questo schifo.
I miei colleghi-2ultima modifica: 2008-01-18T00:40:00+01:00da weller60
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9 pensieri su “I miei colleghi-2

  1. Meglio i colleghi modenesi che hanno detto: “La Sapienza non lo vuole? Lo invitiamo noi!” L’emilia rossa docet in comunicazione. Giuro che ti ho pensato.

  2. A Roma parecchi laici si aspettavano qualcosa di “nuovo” da questo papa, il “cupolone” è troppo ingombrante per questa città e lo è da secoli. Sun on you.
    P.S. E nu’ me parla in inglese!
    II P.S. In piena modernità liquida “nulla si ripara”e “tutto si butta”, Titti farà una brutta fine, forse la spediranno a Napoli!

  3. Già che ci siamo re-istituiamo lo Stato della Chiesa, c’è così tanto in mezzo, che tanto vale farci governare ! Invitarlo all’Università ! Ma c’ha le sue !

  4. Forse, se Cini non avesse dato al Manifesto la lettera le cose sarebbero andate diversamente. Mi pare che averla spedita ad un giornale schierato sia stato il primo sbaglio o il voler montare un caso. MA si sa, io sono una malfidata.

  5. Mi sembra che i preti siano anche troppo presenti nella società e nella politica italiana. I francesi sono cattolici, ma hanno minor influenza e stanno meglio di noi.

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