Lonely lounge

Questa canzone ed il post anticipa la storia che ho pensato e che non riesco a scrivere, per molte mancanze: tempo, concentrazione, voglia.

Infinite loop: intro
Sale di attesa di aeroporti, in Sabati invernali. Attese interminabili, seduto davanti alla vetrata che dà sulla pista, scende il buio, luci ad albero di Natale che si accendono. Gente silenziosa stravaccata, manager con la cravatta allentata bevono boccali di birra al bar, commentando le notizie che vedono alla TV nell’angolo in fiammingo, inglese, tedesco. Camerieri annoiati al banco con occhi che sognano palme. Libri tascabili spiegazzati appoggiati su poltroncine, scie di profumo lasciate da assistenti di volo che ticchettano verso le uscite. Stranded. Chiamate che sembrano non arrivare mai, mentre la sera scende sul non luogo, privo di fauna d’estate in camicie a fiori e occhiali da sole. Cioccolatini belgi, essenze francesi, elettronica cinese accatastati nelle vuote botteghe delle meraviglie. Miglia accumulate e non spese, computer portatili collegati verso l’infinito che non ascolta, chitarre elettriche che fanno capolino da auricolari inascoltati. Soli, sole, solo. La chiamata arriverà. Verso casa. Casa.