Il neo

Oggi sono andato a salutare un collega, vecchio amico, a Milano. Un neo, che è diventato un melanoma, e che poi è andato in metastasi, l’ha portato via a 52 anni. Sono partito questa mattina col treno, sono andato a salutarlo, e poi sono tornato prima che celebrassero la cerimonia vera e propria, dovevo andare a prendere mia figlia a scuola. Sono stato un po’ lì, ho visto la sua bara nella cappella universitaria. Chissà perché nelle bare sembriamo così piccoli. E’ stato grazie a lui che sono andato a lavorare in Inghilterra, dove ho conosciuto mia moglie e dove ho avuto una figlia. Oltre a lavorare insieme duramente, assieme ad altri miei colleghi italiani, tutti ancora giovani, parlavamo spesso di cinema. Ci interrogava spesso, per scherzo, citando e mimando delle scene di film famosi. Lui era un capo instancabile ed efficiente, aveva sacrificato molto per il lavoro, questa specie di sete inestinguibile che ci spinge a investigare, a cercare di capire cose apparentemente inutili e un po’ assurde. Durante gli esperimenti, non dormiva mai, era sempre sveglio. Un anno lavorammo quasi due mesi giorno e notte alla macchina, per cercare di cavare fuori piccoli risultati con sforzi enormi. Nn ci siamo mai persi completamente di vista, anche se non collaboravamo più da un bel pezzo. L’ultima volta che parlai con lui di cinema fu nel 2001, ricordo che commentammo “la stanza del figlio” di Moretti. L’ho visto a Trieste più di un anno fa, molto prima che si ammalasse. Lo scorso autunno, mia moglie mi telefonò per dirmi che cosa gli era capitato. Mi ero proposto di andare a trovarlo, ma la lunga nube scura, come la chiama Bob Dylan, è arrivata prima. Oggi ho visto i miei colleghi che arrivavano da Roma, da Trieste, dalla città dove vivo e lavoro adesso. Poche frasi di circostanza fuori dalla cappella, mentre gli studenti sciamavano dentro e fuori dalle aule, presi nei loro affari quotidiani. Avrei voluto parlare un po’ di più con loro, di lui, di noi, ma non c’è stato il tempo. E allora scrivo qualche cosa qui, sperando di non essere troppo sciocco, con quel senso di colpa che mi aveva preso anche quando mia madre se ne andò, qualche anno fa, mentre io ero già lontano, in un’altra città, e non trovavo il tempo di andare a trovarla abbastanza spesso. Qualcuno mi ha detto che non c’è niente da fare, alla fine si muore soli. E’ una banalità, ma è proprio così.

Il neoultima modifica: 2006-04-26T23:35:00+02:00da weller60
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9 pensieri su “Il neo

  1. Tutti, in un modo o nell’altro, facciamo i conti con i nostri sensi di colpa, ma anche da un senso di colpa può nascere qualcosa di buono, di nuovo… magari una telefonata a chi non sentiamo da tempo…perchè la solitudine non è inevitabile… ed è bello prendersi per mano…
    Notte.

  2. Sempre difficile dire addio in questi casi. E non sentirsi un po’ in colpa per una visita mancata. Un abbraccio. Ale

  3. non ha senso sentirsi in colpa x questo..lui probabilmente ti ha capito..è la vita, il lavoro la famiglia che ci portano lontani da altri affetti

  4. mi dispiace molto…non sei affatto sciocco! provare questo genere di sensi di colpa è molto comune, ma non banale: è un modo per punirci di qualcosa di cui non siamo responsabili, un modo per restare ancorati, legati alla persona che abbiamo perso. ti abbraccio Yle

  5. mi dispiace e ti capisco, resta sempre il senso di colpa assieme alla vita, ti lascio questo, come un bacio: “Lessi con incomprensione e fervore queste parole che con meticoloso pennello tracciò un uomo del mio sangue: ‘Lascio ai diversi futuri (non a tutti) il mio giardino dei sentieri che si biforcano’ “. (Il giardino dei sentieri che si biforcano J.L.Borges) Ana

  6. In questi casi davvero le parole di un commento non possono bastare, perchè al cospetto della morte tutto sembra assolutamente vuoto; rallegrati di essere stato un buon amico per lui e per il tempo che vi è stato concesso di vivere insieme. Ciao, K.

  7. questo è un argomento che mi colpisce e mi tocca sempre, per vicissitudini, per sensibilità mia e sai cosa ti dico che è vero si muore soli, ma meno soli se si è stati amati di ogni forma d’amore dall’amicizia alla simpatia. questo ho capito. ti abbraccio danix (la reine)

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