Una storia dal Merseyside

Il 12 Febbraio 1993 un bambino di nome James Bulger, di due anni circa, venne rapito, seviziato e lasciato morire lungo i binari di una ferrovia da due ragazzini di dieci anni, Robert Thompson and Jon Venables. James fu travolto anche da un treno. Il rapimento avvenne sotto lo sguardo di una videocamera di sicurezza, che riprese la scena in un centro commerciale a Bootle, nel Merseyside. I due “bad boys” con alle spalle situazioni familiari difficili (naturalmente) avevano marinato la scuola, si erano ritrovati ed erano andati a rubacchiare nei negozi del centro commerciale. Poi, l’inconcepibile (purtroppo non lo è più) è successo. Non sono mai riuscito a leggere i particolari del delitto, ancora adesso faccio fatica a leggere alcuni dettagli sul web. Dopo il ritrovamento del corpicino di James, Robert andò a deporre un fiore sul luogo del crimine. In quel periodo facevo avanti ed indietro tra l’Inghilterra e Roma, e mi ricordo di un colloquio avvenuto in aeroporto con una signora del posto, che mi raccontò del funerale di James nella Cattedrale di Liverpool, con la funzione officiata dal vescovo. Quando i due vennero fermati come sospetti, erano “terrorizzati ed affascinati dalle procedure usate dalla polizia”. Chiesero ai poliziotti come funzionava il sistema di identificazione tramite le impronte digitali, e fecero un mucchio di domande, come fa qualche volta mia figlia a me e mia moglie quando vede un documentario in TV. Interrogati singolarmente, crollarono presto, incolpandosi a vicenda. Uno dei due poi incolpò se stesso, ma questo non ha molta importanza. Il caso venne dunque risolto. Robert e Jon vennero processati alla fine del 1993, ma non parteciparono al processo, erano incapaci di comprendere le procedure, in quanto troppo giovani. Erano presenti al verdetto, invece, dove furono giudicati colpevoli. La pena: detenzione “during Her Majesty’s pleasure in un posto e per un periodo deciso dal segretario di stato per molti, molti anni fino a quando il Ministro dell’Interno non sia soddisfatto della vostra maturazione e riabilitazione. “
Il caso non finì qui, fu un tormento, con ricorsi in tutte le sedi. La pena, stabilita in realtà a otto anni, passò a dieci, poi a quindici. Sottolineo che la pena era decisa dal Ministro dell’Interno. La corte Europea nel 1999 stabilì che il processo del 93 non era giusto, in quanto i due erano stati trattati come adulti. Alla fine della fiera, furono liberati nel 2001, e vivono con nuove generalità. La pubblicizzazione dei loro nuovi nomi e della loro residenza (ancora non noti al pubblico) è stata ed è oggetto di battaglie legali.
E’ impossibile capire il motivo che ha spinto due bambini di due anni più grandi di mia figlia (ad esempio) a compiere un gesto del genere. Gli orchi esistono, e possono avere molte sembianze e forme. Anche di mammine care, di bambini più grandi, di conoscenti che sono padri di famiglia. Lo dimentichiamo, e poi qualche nuovo evento di questo tipo ce lo ricorda.

Una storia dal Merseysideultima modifica: 2006-04-04T16:05:00+02:00da weller60
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7 pensieri su “Una storia dal Merseyside

  1. questi mostri sono il peggio della nostra società che, come società che si definisce civile, deve provvedere ad allontanarli per il nostro e il loro bene. Come avviene l’allontanamen to e l’eventuale reinserimento lo sappiamo tutti, ovvio che nell’applicazi one della giustizia qualcosa proprio non va. Bel post Sergio, equilibrato e privo di giudizi di valore (non è facile) … ho quasi finito di leggere Edo, il bel tempo mi ha distratta. Bacio, Anabolena

  2. Questo post è un tributo al piccolo Tommaso ed a James, ovviamente, ma non solo a loro. La lista di questo tipo di nefandezze è infinita, e continuerà ancora, temo.

  3. ciao w 🙂 come vanno i tuoi ingegneri? non mi hai mai detto poi quanti ne avevi BOCCIATI!! ;))) saluti, matu

  4. non so di quale performance parli, ma spero che anche tu non pensassi all’ajax come ad una squadra corsa 🙂

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