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Entanglement

Entanglement in inglese vuol dire intreccio. Legacci, corde, nodi che ti legano a qualcosa, da cui è difficile divincolarsi. Nella fisica quantistica, esiste una situazione, un fenomeno che prende questo termine. E’ come una magia, un effetto paradossale che creò,e crea, grattacapi a scienziati molto illustri, a cominciare da Einstein, il quale ebbe grossi problemi nell’accettare la visione della realtà che la teoria quantistica ci offre. Esistono infatti degli stati, nella realtà quantistica, in cui le particelle sono intrecciate, legate. E continuano ad essere legate anche se si trovano molto, molto distanti, separate anni luce di distanza. Ma la cosa incredibile, è che se prendiamo due particelle in uno stato “entangled” (legato), le separiamo, e poi riveliamo attraverso delle misure lo stato di una delle due particelle, lo stato dell’altra sarà determinato automaticamente. Il punto è che, in linea di principio, non si sa come sta la particella 1, chiamiamola così, anzi, è possibile al 50% che stia in un modo o nell’altro. E in base alla misura dello stato della particella 1, lo stato della particella 2 è dato di conseguenza. Cioè a seconda di come Bob misura la sua particella 1, Alice trova una risposta diversa dalla misura della sua particella 2, che dipende da Bob e dalla particella 1. Un’azione a distanza, istantanea. Questa situazione disturba la nostra idea di realtà, e di come avvengono i fatti. Recita wikipedia:

L’entanglement quantistico costituisce una difficoltà… in quanto è incompatibile con il principio apparentemente ovvio e realistico della località, per il quale il passaggio di informazione tra diversi elementi di un sistema può avvenire soltanto tramite interazioni causali successive, che agiscano spazialmente dall’inizio alla fine. Ad esempio, secondo il principio di località, il mio pugno può arrivare al tuo naso solo se io sono abbastanza vicino a te, o se sono in grado di mettere in moto meccanismi che, passo dopo passo, giungano fino al tuo naso.

Molti anni fa, lessi un libro di un grande fisico inglese che si chiama Roger Penrose. Mi fu regalato da un mio collega italiano che lavorava in quel tempo a Liverpool, col quale dividevamo insieme gioie e dolori dell’emigrazione. Un libro affascinante e difficile, che si pone il problema della “fisica della coscienza”, cioè delle leggi fisiche che potrebbero portare ad una descrizione accettabile della nostra coscienza, di come funziona la nostra mente. Tra le moltissime informazioni, teorie ed idee esposte in questo libro, c’è questo passo, a proposito dell’entanglement:

Fin quando questo intreccio quantistico persiste, non è possibile considerare, a rigore, ogni oggetto dell’universo come qualcosa a sé stante. Ciò non è soddisfacente, dal mio punto di vista… Perchè non considerare l’universo come un casino di oggetti intrecciati quantisticamente, che non ha nessuna relazione col mondo “classico” che noi osserviamo?

Per mondo classico, Penrose intende una visione deterministica della realtà, causa ed effetto, dove due oggetti lontani non possono essere intrecciati, uno da una parte, uno dall’altra, a meno di una interazione che si propaga passo passo, veloce o lenta che sia. Però la fisica quantistica funziona, siamo noi ed il nostro senso comune che non la accettiamo, o non ne siamo nemmeno consci. E questo “little piece of magic” che è l’entanglement fa parte della realtà. Ma cosa è la realtà? O meglio, perchè noi percepiamo una realtà così diversa da quella della fisica quantistica? Non c’è risposta. Ma il senso di mistero e di fantastico che permea il mondo in cui vivono e muoiono le particelle è incredibilmente affascinante. E nella situazione di entanglement trovo un pizzico di romanticismo, che non mi dispiace affatto.

Entanglementultima modifica: 2007-03-12T18:25:00+01:00da
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