ventiminuti 2

“Ciao stellina, vengo a prenderti alle quattro e mezza”, un bacio sulla fronte, lei non è troppo soddisfatta di questa nuova scuola, di questa nuova vita. La guardo mentre si allontana nell’androne, il senso di colpa si fa strada nel mio animo, scava un piccolo tunnel doloroso. Station wagon e fuori strada che vanno e vengono, bambini con zaini colorati e mamme in jeans e stivali neri che escono ed entrano di corsa, è tardi, il vigile urbano che aiuta i pedoni ad attraversare si allontana. Mi infilo nella macchina, non ho più tanto sonno, sono venti minuti dalla scuola al lavoro, accendo la radio e parto per il viaggio. Freccia a destra, tangenziale. L’uomo del giornale si sporge per esporre la mercanzia, non l’ho mai visto in faccia, porta una mascherina sporca di dubbia efficacia, la barba bianca è ingiallita solo dalla nicotina? Un tempo c’erano piccoli zingari che chiedevano l’elemosina a questo incrocio, una volta ho visto la polizia cacciarli via, le facce inespressive al semaforo sono rimaste, scivolano avanti e indietro mentre vado ed attraverso, il traffico si sgombra, il viale alberato con foglie rosse e gialle. Kay Rock radio station, siate benedetti, vi seguo da quando sono qui, grande musica con deejay che mi fanno ridere quando pronunciano i titoli delle canzoni, ma intanto a trovarle delle radio così In Inghilterra, non solo in Italia. Mi servono gli Eagles, non ricordo il titolo, coretti country “you can’t hide…….” ed arrivo al secondo grande incrocio. Una bella signora con un cappello nero attraversa la strada, una ballata avvolge la mia auto, non è presentata, ogni tanto i dj omettono di dichiarare il titolo, ma la riconosco subito, fa parte della colonna sonora di Big Fish. Titoli di coda, Pearl Jam, voce impastata di Eddie Vader, chitarra elettrica. Un padre che racconta storie incredibili, fantastiche, reinventa la sua vita, ed un figlio che non ci crede più. Splendide gemelle siamesi che cantano per i soldati vietnamiti, impresari di circo solitari che si trasformano in lupi rabbiosi, giganti che percorrono boschi con alberi animati, villaggi perfetti ed inesistenti da dove non si riesce più ad uscire, grandi pesci ed anelli di matrimonio. Storie ed alberi con foglie rosse e gialle, cammino con la mia auto, rivedo la bella signora col cappello che mi scivola dietro, telefonerò a mia moglie appena arrivo, da sempre insieme ma in due città diverse, ma finchè c’è vita c’è speranza. Le storie aiutano.
(ottobre 2005)

Sono in piscina, un bel po’ dopo. E’ estate, la scuola è finita, niente più ventiminuti. Ma l’ipod mi fa risentire la stessa canzone, mentre le stesse mammine sono in costume e prendono il sole, ed i bambini, compresa la mia, sguazzano nell’acqua. Guardo le piccole onde di questa pozza d’acqua, mentre fumo e ascolto Eddie che mi canta dell’uomo dell’ora, il protagonista del film, che se ne va per il suo ultimo viaggio a cavallo del grande pesce. Le onde mi distraggono. Le onde, già. Insegno che le onde vanno e vengono, che portano energia, la trasmettono, vengono emesse e vengono assorbite. E l’amore è una forma di energia, no? Le onde dell’amore e delle sensazioni viaggiano da una parte all’altra, e tra le persone, e le antenne ed i trasmettitori che siamo noi, emettono ed assorbono. Poi, puf, i trasmettitori non funzionano più, o si voltano da un’altra parte, e l’onda non arriva. E le antenne si sentono perse, disperate, emettono ma non ricevono. Bip bip, niente segnale, per un po’ niente energia. Ma noi insegnamo un’altra cosa. L’energia assume forme diverse, si conserva sempre. Sì, questo dovremmo tenerlo a mente. E poi, qualche altro emettitore funziona, funziona sempre. Circolo, energia che si conserva, che viene immagazzinata, onde che vanno e vengono. Questa non l’hai raccontata, uomo dell’ora. Sorrido, mentre mia figlia è impaziente, vuole che mi tuffo con lei. Aspetta, stellina, che l’uomo dell’ora non è ancora andato via, gli devo raccontare questa piccola, sciocca storia di un sentimental boy. Questa settimana ho raccontato molte storie a voi, già, molte più del solito. Adesso mi sento un po’ anch’io l’uomo dell’ora. Per ora basta, mi inchino, come canta Eddie, e vado a tuffarmi in piscina. La prossima settimana ritorno, perchè le onde vanno e vengono, e l’energia si conserva sempre.
(giugno 2006)